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LE AFFERMAZIONI DI MASTROPASQUA HANNO LE LORO FONDAMENTA.

 

Mentre un qualsivoglia privato chiude, fallisce, si dispera per pagare tasse e contributi sociali, lo Stato centrale pare molto più disinvolto.

 

Infatti, il presunto buco dell'Inps è facilmente spiegabile.

Il tutto ha inizio quando un paio di anni fa il governo Monti decide di fondere nella grande Inps, la più piccola Inpdap: Fondo previdenziale che si occupa di circa 3 milioni di pensionati pubblici, attuali.

 

L'Inpdap nasce nel 1994.

Prima di questa data, lo Stato italiano non pagava i contributi per i propri dipendenti pubblici poiché, riteneva l’operazione una partita di giro, ritenendo più utile aprire la cassa sola quando la pensione veniva maturata.

Quindi, dal 1994 la Pubblica amministrazione comincia a pagare anno per anno i suoi contributi, così come tutti i datori privati lo fanno ogni mese con l'Inps, al suo fondo di riferimento, l'Inpdap, appunto.

Tale fatto, determina un sistema corretto ed identico a quello di un'azienda privata, rendendo il costo del personale pubblico fedele alla realtà.

Grande operazione di equità, si direbbe!

Sufficiente? No, poiché rimaneva ancora un problema, purtroppo,  i contributi che si sarebbero dovuti versare nel passato.

 

Sembrerebbe che i contributi non versati ma maturati dai dipendenti pubblici si aggirino attorno ai 10 MLD€ e anziché lo Stato provvedere al versamento della cifra prosegue nel suo atteggiamento superficiale e cioè, anticipare di volta in volta il quantum che serve per pagare i conti.

 

La fusione dei due enti ha in buona parte compromesso gli sforzi fatti per mettere in ordine i conti dell’INPS e da qui le esternazioni del Presidente dell’ Istituto.

 

 

                                                                                 

                                                                                        Segreteria Uilm provinciale

Torino novembre 2013