HOME PAGEo.

SI SVENDE…

L’idea di un Paese post- industriale è fallita.

L’Italia è un paese che rischia di morire senza l’industria.

L’immagine di un Paese industrializzato senza la grande impresa non esiste.

E’ la grande impresa che permette ricerca e sviluppo attraverso la capacità di investire grandi capitali.

In ragione di ciò e per invertire la tendenza al declino occorre reagire iniziando ad opporsi alla logica di “spacchettamento” di aziende metalmeccaniche con capitale pubblico, richiamandosi al bisogno di abbattere il debito pubblico. Non c’è più stupidaggine di questa affermazione, non perché non sia vero il bisogno di dover ridurre il debito pubblico ma per l’ammontare in gioco.

Quanto può incidere la vendita di qualche asset industriale sull’ammontare complessivo del debito pubblico?

L’unico risultato che se ne trarrebbe: aumentare la dipendenza dai paesi europei ed internazionali in settori strategici, ancora rimasti.

L’industria pubblica nel nostro paese, senza voler apparire statalista poiché le aziende devono produrre in un contesto di competitività, può essere il volano in una realtà in cui i grandi capitalisti privati così ricchi e quindi capaci di poter competere a livello europeo/internazionale semplicemente non ci sono.

Ecco quindi la necessità di un riassetto organizzativo e di attività produttive, tra Finmeccanica e Fincantieri, che possono rendere, in sintonia con gli accordi di ristrutturazione fatti che hanno comportato grossi sacrifici per i lavoratori, maggiormente competitivi i nostri asset sul versante europeo/internazionale.

Nell’assenza di tale impostazione nell’area governativa la proclamazione di una grande manifestazione nazionale a supporto delle nostre ragioni sarà inevitabile per contrastare le filosofie di svendite.

 

 

                                                                                                          Matteo Ferrazzano

                                                                                                    Segreteria Territoriale Uilm

Torino,5/12/13