HOME PAGE

 

DIRETTIVO 29 NOVEMBRE 2011

Intervista a Giovanni Contento segretario nazionale

 

Economia in crisi,  governo tecnico,  rapporti con le aziende, indotto, molteplici i temi trattati al direttivo del 29 novembre svoltosi a Pianezza. Dopo la relazione del segretario generale di Torino MAURIZIO PEVERATI, e dopo gli interventi di delegati e funzionari, ha concluso il segretario nazionale Giovanni Contento. Al margine dell’incontro abbiamo affrontato con lui temi che, per i nostri lavoratori, sono importantissimi così da delineare le priorità per il Sindacato e per il nostro Paese.

IL PROBLEMA PIÙ URGENTE?

Dobbiamo essere lucidi, pur riconoscendo al Governo precedente lo stanziamento dal 2008 ad oggi, di ben 8 miliardi per lo stato sociale, con ammortizzatori estesi anche a chi prima non ne aveva diritto, sul versante dell’economia reale la situazione non è migliorata poiché in assenza di una politica di sviluppo.  

LA GENTE HA PAURA DI NON RISOLLEVARSI, CHE FARE?

I cittadini sono preoccupati di due cose: mantenere il tenore di vita avuto fin qui, garantire un futuro a se stessi e alle famiglie. Sono urgenti provvedimenti in tal senso.

IL GOVERNO MONTI CHE PUÒ FARE?

Questo Governo ha numerose sfide davanti. La prima è difendere l’euro o non ci saranno manovre economiche che tengano. Poi far comprendere alla Germania  che non si salverà abbandonando i paesi più in difficoltà.

L’INDUSTRIA METALMECCANICA QUANTO HA SOFFERTO?

Basti dire che il suo fatturato, dal 2008 ad oggi, è sceso in Italia del 22% e in Europa del mediamente del 7%.

SI PARLA DI AUMENTARE LE TASSE PER SOSTENERE L’ECONOMIA.

E’ utile, ma non sufficiente, se non si finanzia lo sviluppo.

AL DIRETTIVO HA SPIEGATO CHE L’ITALIA È UN PAESE POCO PRODUTTIVO.

r-Del tutto vero, e occorre aumentare anche la produttività individuale del sistema Paese.

A QUESTO PUNTO DIVENTA STRATEGICA LA DISCUSSIONE SULLE DEROGHE AL CONTRATTO NAZIONALE?

Esattamente. Basti pensare che ben 100 mila metalmeccanici hanno lasciato il nostro contratto per aderire a quello dei telefonici. Era inadeguato alle esigenze di quelle realtà. Ad essere lungimiranti si sarebbero potute evitare le deroghe introducendo prima specificità per ogni settore industriale.

IN FUTURO, CHE ACCORDI FIRMERÀ LA UILM?

Da Fiat in avanti, accordi che tutelano il lavoro, i lavoratori, e che non tolgono diritti.

PENSIONI: AUMENTO DELL’ETÀ, SUPERAMENTO DEI 40 ANNI DI CONTRIBUTI, D’ACCORDO?

Difenderemo i 40 anni, anche scioperando, e senza accodarci a nessuno! Per i giovani si pone il problema, serissimo, dell’entrata nel mondo nel lavoro tardiva, per loro i quarant’anni saranno difficili da raggiungere.  

INFATTI SEGRETARIO SU QUESTO E ALTRI PROVVEDIMENTI LA GENTE INIZIA A INNERVOSIRSI E CHIEDE LA PATRIMONIALE, COSA NE PENSA?

Che è vero, ma soprattutto la gente chiede, come noi della Uilm, che si inizi dal tagliare i costi della politica. Sulla patrimoniale bisogna però stare attenti: a cosa si allude? Ai conti correnti? Non vorrei che alla fine, se gestita male, diventi un altro prelievo nella direzione di noi lavoratori.

I DELEGATI DEVONO AFFRONTARE LE DOMANDE DEI LAVORATORI SUL QUANDO LA CRISI RALLENTERÀ. QUI A TORINO L’INDOTTO LEGATO A FIAT È ALLO STREMO. NEL RESTO D’ITALIA?

Qui in Piemonte la crisi ha colpito duramente e velocemente. La crisi però non si lega solo alle grandi aziende, anche nel resto d’Italia le piccole e medie soffrono molto.

LE CAUSE?

Di tre tipi. Non hanno risorse finanziarie per resistere, non riescono accedere al credito (sono come noi comuni cittadini di fronte alle banche), non hanno capacità adeguate di export per differenziare. A questo si lega che molte medie aziende vendono prodotti di largo consumo che, con la crisi, sono diminuiti in proporzione alle nostre capacità di acquisto.

CHE FARE?

Le grande aziende possono, e devono, fare da volano. Il Governo deve agire sia da questo punto di vista sia direttamente sulle medio-piccole agevolando il ricorso al credito e le condizioni per l’export.

LA DOMANDA PIÙ IMPORTANTE: IL SINDACATO CHE PUÒ FARE?

Il sindacato non è una variabile indipendente ma siamo strategici. Con concretezza possiamo dire che le nostre scelte possono far chiudere o tenere aperta un’azienda.

NON È AZZARDATO DIRLO?

No! Il nostro compito, e non è banale, è contribuire a trovare soluzioni in grado di far rimanere le aziende sul mercato. Lo si fa con la ragionevolezza, e con coraggio.

CON ALTRI SINDACATI LE OPINIONI SONO DIFFORMI, PER LORO È “CEDERE”.

Sapete qual è il problema? E’ che la Uilm ce l’ha nel dna…

COSA?

Considerare le aziende un patrimonio del nostro Paese. Noi abbiamo la predisposizione ad un atteggiamento propositivo che, in tempi di crisi, è l’elemento determinante. Con alcuni ragionamenti si può contribuire, lo ripeto, a far resistere un’azienda, con altri a farla chiudere. E allora niente lavoro, niente sindacato, niente di niente. La Uilm non può permetterlo.

PER FIAT È UGUALE?

Fiat è un patrimonio del nostro Paese. Abbiamo firmato coraggiosamente accordi che permettono di tornare a produrre, continueremo su questa strada.

 

Ufficio Stampa Uilm Torino 29 novembre 2011