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DELEGATE FIAT INTERVISTATE SU “DONNE NEWS”

La rivista “Donne News”, edita dal comitato pari opportunità della Uil, nell’ultimo numero ha dedicato ampio spazio alle nostre delegate di Mirafiori in merito all’accordo appena firmato. Riportiamo per intero l’articolo.

Non è semplice essere una lavoratrice di Mirafiori in questo periodo. Una guerra aperta tra sindacati del fronte del sì e del fronte del no e poi la cassa integrazione che pare infinita e che mette a dura prova le famiglie tra cui spiccano le donne, spesso sole e con figli, comunque sempre perno e sostegno di intere famiglie. Per questo le donne hanno bisogno più di tutti di credere nel futuro e in un miglioramento. Ecco perché il sì all’accordo per loro è una responsabilità ancora maggiore. MARIA RITA ROCCA, delegata alla Fiat Service ne è convinta: “Credo che avere il coraggio di scegliere, assumersi delle responsabilità non sempre è facile ma è necessario, indipendentemente dal risultato che si prevede di raggiungere. E quel risultato bisogna rispettarlo. Nel nostro paese, purtroppo, fare delle scelte in modo democratico senza polemiche e caos non è più possibile. Occorre soffermarci, non sulle accuse per chi ha scelto il sì, ma pensare sul concetto che questo sì ha contribuito a mantenere tanti posti di lavoro, di cui anche il mio. In una nazione dove tante aziende, non solo Fiat,  abbandonano il territorio per investire all’estero, sono convinta che non c’era da esitare. Un’altra delegata, ANTONELLA PALUMBO della Carrozzeria, ha iniziato con l’affermare una grande verità: che questo referendum si è svolto in una situazione molto difficile: “Ma quello che conta è che, oggi, questo Paese, grazie a noi e ai lavoratori  che ci hanno dato fiducia, ha una grande opportunità di rilancio. La scelta del si, è basato sulla voglia di tenere il lavoro in  Italia, a casa nostra, sperando di credere che nonostante la crisi, ci sia un futuro. Lo stesso futuro che vogliamo dare alle prossime generazioni. Senza dimenticare lo sforzo che ha fatto chi ci ha preceduto non venga dimenticato. Il passato è esperienza  e insegnamento”.  Queste ultime parole trovano d’accordo tutti perché avere il coraggio di dire sì ad un cambiamento non significa non avere rispetto delle grande conquiste ottenute dai sindacalisti e lavoratori che ci hanno preceduto: “C'è ancora molto da fare – conclude Cinzia - Ma certamente tutto questo passerà alla storia. Archiviando le polemiche e le contrapposizioni, affrontiamo le sfide che abbiamo davanti in modo costruttivo. Chi non ha firmato non vuole la modernizzazione? Per noi non è più tempo di stare fermi”. E la parola passa a CLAUDIA che si definisce una “vecchia” signorina Fiat: “Ho lavorato nella storica sede direzionale di corso Marconi quando i tempi erano buoni ed era più facile ottenere questo e quello, ma adesso, purtroppo,  siamo consapevoli di vivere un’altra stagione, che ha messo in ginocchio non solo il Paese ma anche l’economia “famigliare”, ed allora mi torna in mente quello che diceva sempre il mio papà (operaio di sinistra): ricordati che tutti abbiamo dei  sacrosanti diritti ma, altrettanto, tutti abbiamo dei sacrosanti doveri” di qui la sua presa di posizione molto convinta: “La mia risposta al referendum è stata un convinto sì perché se c’è, anche solo una speranza di ripresa, la possibilità di una nuova era  industriale, sono pronta  a rimboccarmi le maniche, a fare qualche sacrificio, a rinunciare a qualche minuto di riposo, a qualche permesso in meno, anche alla “villeggiatura” se anch’io, e non solo Marchionne, posso ridare energia alla mia economia, per pagare il mutuo, gli studi dei figli, le spese sanitarie, le tasse, il canone Tv e magari…altre vacanze! Ritengo, quindi sia giusta la posizione della Uil che, realisticamente, vuole garantire, in primis, il  posto di lavoro, indispensabile per un futuro sereno, e poi continuare a spendersi, come  sempre del resto, nelle trattative, nelle consultazioni, nel negoziato, nel confronto fermo con la Proprietà  affinché sia sempre salvaguardata e rispettata la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici. A mio parere, è il “non vedere”,  l’arroccarsi su posizioni difensive, senza proiettarsi verso la sfida, il nocciolo vero della questione. In metafora, non credo si possa pretendere il sole, quando non c’è nemmeno la luna”. Eppure non è così semplice. Spiegare ai colleghi le ragioni della responsabilità non è stata una passeggiata anche se si è ottenuto uno storico risultato: il primo referendum passato alla storia di Mirafiori con un bel sì. CINZIA PEPE della Fiat Service ha cercato, nel suo intervento, di dare un’idea del clima che si respira da una prospettiva particolare, quella degli impiegati. Categoria che è stata al centro del successo del referendum visto che il voto operaio si era diviso esattamente a metà: “Anche da noi, ovviamente, ci sono stati commenti sia a favore sia contro. La nostra è una realtà impiegatizia, e quindi le condizioni lavorative sono diverse in confronto a Mirafiori Carrozzeria, dove senz’altro è duro lavorare in catena di montaggio per otto ore al giorno, qualsiasi sia il numero di minuti di pausa; ma è pur vero che non ci si può fermare ed è migliorando la produttività che l’intero paese avrà beneficio. Ci sono state, e continuano, le polemiche e la strumentalizzazione dei vari punti gestiti nell’accordo, etichettato l’accordo come anticostituzionale ed illegittimo, seppure esso sia in linea con tante intese sindacali sottoscritte unitariamente (anche dalla Fiom) per difendere il lavoro, l’occupazione e gli investimenti”. Infine Cinzia ha sollevato un punto che è strategico nella discussione complessiva, quello sui diritti: “I cambiamenti vengono da sempre vissuti con preoccupazione – ha detto in premessa -  ma questo accordo non cambia né la Costituzione né riduce i diritti, bensì si tratta di nuove regole volte ad aumentare la produttività, ridurre l’assenteismo e responsabilizzare le parti sui patti sottoscritti.  In questo momento questa scelta è stata una necessità e non deve essere vista come l’abbandono delle conquiste del ‘900, ma come una modernizzazione nelle condizioni operative del lavoro. Tenuto conto che la competitività in Italia negli ultimi anni è crollata e l’economia è rimasta ferma cos’altro deve accadere per convincerci a cercare un rimedio… possibilmente condiviso?” ha concluso le delegata.